Storia di un’identità negata

di Antonio Castorina e Santo Trovato

La Sicilia, per la sua posizione geografica al centro del bacino del Mar Mediterraneo, è sempre stata luogo di scambi culturali tra le civiltà che in essa sono confluite. Quest’ultime non sempre sono state opprimenti e non hanno ridotto la Sicilia a terra di sfruttamento. Basti ricordare come la civiltà araba portò in Sicilia delle innovazioni tecnologiche che resero l’Isola uno dei luoghi più prosperi d’Europa.

Furono però gli svevi, con l’Imperatore Federico II, che resero la Sicilia un laboratorio di arti e cultura. Fu proprio in questo periodo che si venne a creare la Scuola Poetica Siciana.

Alla caduta della casata Sveva, dopo Trent’anni di dominazione Angioina i Siciliani si ribellarono ed il 31 maggio 1282 diedero inizio alla rivoluzione del Vespro.

Questa breve premessa serve a comprendere meglio come il popolo Siciliano, storicamente, è un popolo mai domo ed alla “Mala signoria” risponde con rivoluzioni per la propria emancipazione.

Dopo i moti del 1820 e le “Rivoluzioni romantiche” del 1848 che partirono da Palermo e si diffusero in tutta Europa,  la Sicilia, il 15 ottobre 1860 venne annessa al Regno di Sardegna e Piemonte ed il 17 marzo 1861 venne proclamata la costituzione del Regno d’Italia.

Il governo italiano non ebbe mai rispetto della popolazione Siciliana che anzi venne vessata con nuove tasse, con l’obbligo di leva e con lo smantellamento industriale siciliano con la conseguente emigrazione dall’Isola verso le Americhe o verso il nord Italia. Questa situazione portò ad un malcontento diffuso in tutte le classi sociali dell’Isola.  Antonio Gramsci nel 1935 scriveva un saggio, Alcuni temi sulla questione meridionale, che illustrava la situazione  dei contadini Siciliani e Meridionali prendendo spunto dalle lotte siciliane del 1894 a seguito dei Fasci Siciliani dei lavoratori, moto di ispirazione socialista guidato dal futuro sindaco di Catania Giuseppe De Felice Giuffrida.

Con l’avvento del Fascismo, ogni propulsione autonomistica venne relegata in clandestinità e per venti anni a farla da padrone furono la propaganda e la paura. Tutto cambiò durante la Seconda Guerra Mondiale e precisamente dopo l’operazione Husky della notte a cavallo tra il  9 e 10 luglio 1943 e con il conseguente armistizio firmato a Cassibile il 3 settembre dello stesso anno il governo Statunitense prendeva possesso della Sicilia.

I separatisti Siciliani, che si erano riuniti in clandestinià durante tutto il Ventennio Fascista, uscirono allo scoperto ed iniziarono una vera e propria rivolta nei confronti del Governo Italiano per affrancarsi dall’Italia e rendere la Sicilia uno Stato indipendente. L’attore principale di questa sommossa popolare fu Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore del Movimento Indipendentista Siciliano.

Nell’autunno del1944, a Taormina, si tenne il primo congresso del Mis dove si decise di passare alla lotta armata per rispondere alle continue sevizie ed ai continui sopprusi che la popolazione subiva da parte dei carabinieri italiani. 

Proprio mentre si svolgeva il congresso, a Palermo dei cittadini scesero in piazza a chiedere delle condizioni di vita più dignitose e la risposta del Governo fu una sparatoria sulla folla ed il lancio di due bombe a mano causando la morte di 24 persone ed altre 158 rimasero ferite. Questo eccidio, che passerà alla storia come “Strage del pane” o “Strage di via Maqueda” è da considerarsi come la prima strage avvenuta nel territorio italiano liberato.

Si costituisce l’Esercito Volontario per Indipendenza Siciliana (EVIS), che doveva sabotare le linee italiane con azioni di guerriglia ed infine, ad Indipendenza ottenuta, doveva costituire il futuro esercito della Repubblica Siciliana.

Fondatore e comandante dell’EVIS fu Antonio Canepa, sotto lo pseudonimo di Mario Turri, professore universitario dell’ateneo catanese, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche, nonché partigiano e fervente antifascista. L’addestramento dei ragazzi da parte di Canepa non durò a lungo perché il 17 giugno 1945 cadrà sotto i colpi dei carabinieri a Murazzu Ruttu, presso Randazzo. Con lui periranno il suo braccio destro Carmelo Rosano ed il giovanissimo Giuseppe Lo Giudice. L’uccisione di Canepa fu una grande vittoria per le forze antagoniste dei separatisti Siciliani perché oltre ad eliminare il Comandante dell’esercito indipendentista si era colpita l’ala più vicina al social-comunismo e quindi più avversa ai latifondisti ed alla visione Statunitense della divisione del Mediterraneo post-bellico.

Infatti nel saggio da lui scritto  “La Sicilia ai Siciliani” Canepa affermava: « Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste ».

  La morte di Canepa fu un duro colpo per i separatisti che però affidarono l’EVIS a due colonnelli, uno per la Sicilia orientale, nella persona di Attlio Castrogiovanni e dopo il suo arresto il posto venne preso da Concetto Gallo che assunse il nome di Turri Secondo. Per la Sicilia occidentale fu scelto come colonnello Salvatore Giuliano, un giovane ricco di passione e talento che in pochi anni aveva creato un vero e proprio esercito indipendentista che aveva in Montelepre il suo quartier generale e già dal 1943 aveva contatti con il Movimento Indipendentista Siciliano.

La lotta armata fu veemente e la partecipazione del popolo quasi totale, spronata anche dai diversi volantini che circolavano in molte città Siciliane. Un volantino che oggi è conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo, dopo diversi punti che ripercorrevano gli ottant’anni d’Unità con l’Italia, esortavano al plebiscito:>>. Palermo, 28 luglio 1943.

La lotta armata fu affiancata da una capillare azione politica portata avanti dai quadri del Movimento Indipendentista Siciliano che parlamentavano con i dirigenti italiani per arrivare ad un accordo che potesse mettesse fine a questa guerriglia che prendeva sempre più piede in tutta l’Isola.

La risposta dello Stato, ahimé, fu sorda alle richieste separatiste ed anzi inasprì la lotta tanto che i principali esponenti del Mis vennero arrestati ed in Sicilia scese l’Esercito. Ormai la lotta si era fatta durissima, aveva preso ogni angolo dell’Isola, 

 Nonostante l’esercito e gli arresti di massa gli evisti ottennero innumerevoli vittorie e la conquista di diverse caserme dei Con la data dell’1 settembre 1945, Andrea Finocchiaro Aprile invia un nuovo “Appello alle  Grandi Potenze”. Questa volta si rivolge al “Consiglio dei Ministri degli Esteri” riunito a Londra. Con il leader firmano il documento tutti i componenti del Comitato Nazionale del MIS.

Oltre che rinvangare il passato e rinnovare le accuse di persecuzione nei confronti del movimento da parte del Governo Italiano, Andrea Finocchiaro Aprile richiama l’antica richiesta di un plebiscito, sotto il controllo internazionale, con il quale il Popolo Siciliano possa esprimere la propria volontà di libertà e di indipendenza.

Questa volta, però, il documento minaccia di sminuire il prestigio del Governo Italiano, che, dai Ministri degli Esteri delle cinque potenze vincitrici, aspira ad avere riconoscimenti di fiducia e garanzie. 

Il Governo Italiano, nel settembre del 1945, è presieduto da Ferruccio Parri, ed ordina perentoriamente all’Alto Commissario Aldisio:

  1. di confermare la chiusura, già disposta, delle sedi separatiste;
  2. di chiudere le sedi, eventualmente ancora aperte;
  3. di proibire la vendita e la radiodiffusione del disco “Suoni la Tromba” di Vincenzo Bellini, aria tratta dal secondo atto dell’opera “I Puritani”;
  4. di respingere ogni richiesta di autorizzazione per le stampa di pubblicazioni separatiste;
  5. di vietare riunioni;

di ordinare il fermo di Andrea Finocchiaro Aprile, quale capo del Movimento e primo firmatario dell’ “Appello” alla conferenza di Londra (1 settembre 1945), “attentante unità nazional ordina, altresì, il fermo di Francesco Restuccia, ritenuto erroneamente il A seguito dell’internamento esplose con forza la protesta dell’opinione pubblica siciliana.comandante dell’ EVIS e di Antonino Varvaro, quale Segretario Generale del MIS. A seguito dell’internamento esplose con forza la protesta dell’opinione pubblica siciliana. i episodi di guerriglia, uniti alle proteste e alle manifestazioni di piazza, inducono il Ministro dell’Interno Giuseppe Romita ad intraprendere trattative riservate L’accordo di fondo prevedeva un’ampia Autonomia per la Sicilia, garantita da una Corte Costituzionale paritetica (Alta Corte per la Regione Siciliana) e la rinascita dell’antico Parlamento Siciliano (Assemblea Regionale Siciliana) con una dignitosa, vasta  potestà legislativa, sulla base di uno Statuto, che sarebbe stato elaborato dall’apposita “Consulta”.

Si sarebbe estesa ai separatisti, pur se arruolati nell’EVIS e nei GRIS, e pur se responsabili di conflitti armati, l’amnistia (già prevista, e che sarebbe stata emanata il 20 giugno 1946, dopo la proclamazione della Repubblica).

Il tutto in cambio dell’immediato abbandono della lotta armata e della rinunzia alla pregiudiziale “separatista”.

Andrea Finocchiaro Aprile, Antonino Varvaro e Francesco Restuccia furono immediatamente liberati (18 marzo 1946).

Gli indipendentisti ottennero, altresì, che lo Statuto Speciale di Autonomia fosse promulgato con Decreto Legge Luogotenenziale dal Re Umberto II, in data 15 maggio 1946, ancora prima, cioè del Referendum Istituzionale e ancor prima che fosse eletta ed insediata la Costituente . si arrivò alla stesura finale del testo definitivo dello Statuto Speciale di Autonomia attraverso un lungo travaglio che impegnò le sedi istituzionali ed a “Consulta” istituita con Decreto Legge Luogotenenziale del 28 dicembre 1944 aveva sede presso l’Alto Commissariato per la Sicilia ed era presieduta dall’Alto Commissario, fu la prima a cimentarsi nell’elaborazione di un nuovo ordinamento “ regionale” per la Sicilia.i. Però, il problema fu affrontato in maniera più organica dalla “ Commissione” incaricata di preparare lo Statuto..  costituita esclusivamente dai rappresentati dei partitidel CLN, con l’aggiunta di alcuni “ tecnici” di sicuro affidamento democratico.

Anche se non è possibile compiere un’analisi esauriente dei contenuti dello Statuto Speciale di Autonomia per la Sicilia, riteniamo opportuno evidenziarne le peculiarità che indussero il MIS a considerare lo Statuto stesso come la “Carta Costituzionale” del Popolo Siciliano e come prezioso strumento di autogoverno e di democrazia.

Regione Siciliana ha competenza esclusiva nelle seguenti materie (art.14):

  1.  agricoltura e foreste;
  2. bonifica;
  3. usi civici;
  4. industria e commercio, salva la disciplina dei rapporti privati;
  5. incremento della produzione agricola ed industriale; valorizzazione, distribuzione, difesa dei prodotti agricoli ed industriali e delle attività commerciali;
  6. urbanistica;
  7. lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse prevalentemente nazionale;
  8. miniere, cave, torbiere, saline;
  9. acque pubbliche, in quanto non siano oggetto di opere pubbliche di interesse nazionale;
  10. pesca e caccia;
  11. pubblica beneficenza ed opere pie;
  12. turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio; conservazione delle antichità e delle opere artistiche;
  13. regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative;
  14. ordinamento degli uffici e degli enti regionali;
  15. stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della Regione, in ogni caso non inferiore a quello del personale dello Stato;
  16. istruzione elementare, musei, biblioteche, accademie;
  17. espropriazione per pubblica utilità.

Mentre, “entro i limiti dei principi di interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, la Regione ha competenza complementare sulle seguenti materie (art.17):

  1. comunicazioni e trasporti regionali di qualsiasi genere;
  2. igiene e sanità pubblica;
  3. assistenza sanitaria;
  4. istruzione media e universitaria;
  5. disciplina del credito, delle assicurazioni e del risparmio;
  6. legislazione sociale: rapporti di lavoro, previdenza ed assistenza sociale, osservando i minimi stabiliti dalle leggi dello Stato;
  7. annona;
  8. assunzione di pubblici servizi;
  9. tutte le altre materie che implicano servizi di prevalente interesse regionale.

Va precisato che la Regione ha competenza esclusiva sia legislativa e sia amministrativa anche “in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli Enti locali”. E ciò in forza dell’art. 15, che al primo comma sopprime le Circoscrizioni Provinciali esistenti e  gli Organi e gli Enti Pubblici che ne derivano.

Particolarmente rilevanti sono le funzioni e i poteri del Presidente della Regione e della Giunta Regionale.

Il Presidente è capo del Governo Regionale e rappresenta la Regione.

Egli rappresenta in Sicilia anche il Governo dello Stato, che può, tuttavia inviare temporaneamente propri Commissari per la esplicazione di singole funzioni statali.

Con il “rango di Ministro” partecipa alle riunioni del Consiglio dei Ministri e dispone di voto deliberativo nelle materie che interessano la Sicilia (art.21).

In base all’art.22, la Regione ha diritto di partecipare con un suo rappresentante, nominato dal Governo Regionale alla formazione delle tariffe ferroviarie dello Stato, ed alla istituzione ed alla regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazioni e trasporti terrestri, marittimi ed aerei, che possano, comunque, interessare la Sicilia.

Molto innovative se non rivoluzionarie, rispetto al precedente ordinamento statale, sono le disposizioni dell’art.23, il quale prevede che gli Organi Giurisdizionali Centrali debbano avere le rispettive sezioni in Sicilia per gli affari concernenti la Regione. Ciò vale, ad esempio, anche per la Corte di Cassazione.

Le sezioni del Consiglio di Stato della Corte dei Conti debbono svolgere in Sicilia anche le funzioni rispettivamente consultive e di controllo amministrativo e contabile. I Magistrati della Corte dei Conti debbono essere nominati di accordo dai Governi dello Stato e della Regione.

I ricorsi amministrativi avanzati in linea straordinaria verso atti amministrativi regionali, vengono decisi dal Presidente della Regione, sentite le sezioni regionali del Consiglio di Stato.

Il Presidente della Regione viene ad assumere, cosi, limitatamente alla Sicilia, una prestigiosa competenza, in passato attribuita al Capo dello Stato.

È istituita, inoltre, con sede in Roma, l’Alta Corte per la Regione Siciliana con sei membri e due supplenti, oltre che il Presidente ed il Procuratore Generale, nominati in pari numero dalle Assemblee Legislative dello Stato e della Regione, e scelti fra persone di particolare competenza giuridica (art.24).

L’Alta Corte giudica sulla costituzionalità:

  1. delle Leggi emanate dall’Assemblea Regionale;
  2. delle Leggi e dei Regolamenti emanati dallo Stato, rispetto alle competenze statutarie ed ai fini della efficacia dei medesimi entro la Regione (art.25).

L’Alta Corte ha pure una speciale competenza in materia penale perché giudica sui reati compiuti dal Presidente e dagli Assessori Regionali nell’esercizio delle rispettive funzioni, e a seguito di accuse formulate dall’Assemblea Regionale (art.26).

Un Commissario, nominato dal Governo dello Stato, promuove i giudizi di competenza dell’Alta Corte, anche in mancanza di accuse da parte dell’Assemblea Regionale (art.27).

Il Presidente della Regione ed il Commissario dello Stato, possono impugnare per incostituzionalità, davanti all’Alta Corte, le Leggi e i Regolamenti dello Stato, entro trenta giorni dalla loro pubblicazione (art.30). 

L’art.31 conferisce al Presidente della Regione la competenza di provvedere al mantenimento dell’ordine pubblico a mezzo della Polizia dello Stato, “la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e la utilizzazione, dal Governo Regionale”.

Il Presidente della Regione può chiedere allo Stato l’impiego delle Forze Armate. Può, altresì, proporre con richiesta motivata al Governo Centrale la rimozione o il trasferimento fuori dall’Isola dei funzionari di Polizia.

Il Governo delle Regione, può, infine, organizzare corpi speciali di Polizia Amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi.

Lo Statuto Speciale prevede anche competenze in materie di patrimonio, di finanze, fisco e dogane. Inoltre, prevede una Camera di Compensazione allo scopo di destinare ai bisogni dell’Isola le valute estere provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti marittimi siciliani (art.40).

Ed infine, il Governo Regionale ha facoltà di emettere prestiti interni (art.42).

A questo punto si dovrebbe dire che aveva ragione Attilio Castrogiovanni quando ipotizzava una Regione “quasi Stato”.

Nella realtà, però, deposte le armi e allentatasi, per tutta una serie di motivi che cercheremo di illustrare, la tensione sicilianista, lo Statuto Siciliano, non solo, non sarebbe stato mai applicato integralmente, ma sarebbe stato “mutilato” nei suoi articoli più significativi.

Il 27 marzo del 1946, quando Andrea Finocchiaro Aprile reduce da Ponza giunge all’aeroporto di Boccadifalco a Palermo, ricevendo un accoglienza trionfale da circa centomila separatisti, non prevede certamente che da li a poco entreranno  in crisi il MIS e le certezze che, fino a quel momento, avevano illuminato la sua azione politica.